Mirella Bolondi, 'Terra di Silenzi' |
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Una storia fantastica sul dramma della sordità. Sabato 17 ottobre, la presentazione a Genova. La recensione dalla nostra community | |||||||
di Giorgio Boratto 14 OTTOBRE 2009 |
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Il silenzio, quello che avvolge il mondo dei
sordi, è raccontato e vissuto attraverso una storia fantastica da
Mirella Bolondi
nel libro Terra di Silenzi (Zephyro
Edizioni, 2008, 152 pp, 15 Eu). Con gli incontri e i viaggi noi
attraversiamo il mondo e insieme lo conosciamo dando un senso alla
vita. Mirella Bolondi in queste pagine ci rende partecipi di un
incontro e un viaggio fatto in prima istanza all’interno di noi
stessi e delle nostre paure.
L’incipit di questo lungo racconto proietta in una dimensione che pare già conosciuta; ma ascoltando questa Terra di Silenzi - sembrerebbe un paradosso- ci accorgiamo che chi vuole sentire ha tutto un mondo da scoprire. Per parlare della sua esperienza di figlia nata da genitori sordomuti, Mirella Bolondi usa il racconto fantastico: la sua vita vissuta diventa così una poetica trasposizione in un mondo di sogno, verso un tempo dove anche la più piccola cosa è una annaffiatura di vita. Diverso tempo fa conobbi un cieco che mi disse di essere contento di non essere sordo, poiché aveva sviluppato, con la mancanza della vista, il potere dell'ascolto: non era traviato da immagini che spesso distolgono dall'essenza del dialogo. Si sentiva ricco di questo sapere ascoltare. Ora, grazie al libro Terra di silenzi, conosco una nuova ricchezza, un mondo che ad una mancanza sopperisce altre doti, altre strade, che conducono sempre all'umanità e alla sua anima. Allora, quello che a noi potrebbe sembrare una comunicazione difficile, per la mancanza del suono della parola, con il mondo dei segni, con il linguaggio dei gesti la relazione si alimenta di nuove emozioni. Protagonisti del libro sono un anziano residente in una casa di riposo - il narrante in prima persona - che si trova catapultato in un paese dove vive il popolo dei senza orecchie, l'amico e guida Mente-che-vola, la giovane donna Foglia-che-danza-nel vento e un bambino. In quello strano paese, grazie al racconto di Mirella Bolondi entriamo, fra l'altro, nel mistero della nascita dei nomi. Non so se avete mai pensato a come si è riusciti a catalogare tutte le cose che ci circondano; a declinarle poi nelle numerose lingue. Casa, libro, bottiglia... da cosa derivano? Cosa contengono quei suoni? Questo stesso procedimento lo vediamo affrontare con dei gesti, con disegni: le mani, erano matite di un corpo che tentava con ogni mezzo di parlare. Parlare disegnando l'aria. Disegnare, tentando di esprimere emozioni. Emozionare, cercando di comunicare. Ecco l'emozione, questa è la molla che ha portato a scegliere un elemento essenziale per catalogare una cosa. Ogni cosa. Mirella Bolondi racconta questo con poesia: Nome erano due dita della mano destra che battevano sul palmo dell'altra un colpo secco... come un'etichetta appiccicata addosso, pensai, o un marchio per sempre. Una storia piena di suggestioni e ricca di metafore. |