E se un giorno…tutto ciò che consideri “normale” scomparisse all’improvviso: il tempo dei tuoi anni e del loro invecchiare; la tua casa, anche se è di un antico ospizio che parliamo;

e il mondo, così come l’hai sempre conosciuto, diventasse strano o semplicemente “diverso”…. Non più la parola che si fa voce, non più il suono come sfondo condiviso.

E se… la vita, o un mistero ancora più grande, ti offrisse una nuova giovinezza e la possibilità, di riscrivere il tuo futuro…

Un mondo fantastico e bizzarro quello a cui “Terra di silenzi” ci introduce, avvolto nel silenzio di un popolo “senza orecchie” che ignora l’esistenza del suono e della voce, che comunica con il corpo e con i segni di una lingua tutta visiva. Sarà il protagonista, con quelle “strane” protuberanze ai lati delle orecchie, che si ostina a muovere le labbra, a essere considerato strano e “anormale”.

La sua diversità sarà per alcuni motivo di attrazione e fascino, per molti fonte di paura e ostilità, che li porterà a considerarlo una minaccia per la loro stessa sopravvivenza. Cos’è, infatti, quella strana vibrazione, che esce dalla sua bocca? E quale potere hanno le sue orecchie, capaci di percepire le vibrazioni di vecchi strumenti musicali, che giacciono inerti in un antico museo?

Solo la volontà di salvare un amico e il desiderio di un incontro autentico permetterà di superare le reciproche barriere del pregiudizio per suggerire che solo insieme si può sconfiggere il buio, quello degli occhi, come quello dell’anima. E “la strada verso casa” sarà, per tutti, quella che conduce a un più autentico esistere, capace di riscrivere il proprio passato e spalancare alla possibilità di un nuovo futuro.

Un po’ favola e un po’ metafora della vita e della diversità, dunque, alla scoperta della propria identità, ma anche un racconto appassionato e inusuale della sordità, che l’autrice ben conosce, perché entrambi i genitori sono sordi dalla prima infanzia.